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Concorso Politecnico Milano:l'università non riconosce lo stato di diritto,cosa ha da dire Bussetti?

Ricordate la vicenda (l'ennesima denuncia) del collega Andrea Bulleri, da noi affrontata un po' di tempo fa (comunicato), e del concorso per ricercatore (tipo "a") nel settore concorsuale 08/D1 – Progettazione Architettonica al Politecnico di Milano ? La gravità di questa storia è che, dopo ben due sentenze amministrative che hanno dato ragione al collega, e nonostante i rilievi di natura penale da lui evidenziati nelle sue diffide all'ateneo, era stato allertato il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca chiedendo di monitorare.

Ebbene, sembra di sognare - trattasi purtroppo di un incubo per l'interessato ovviamente - ma è giunta il 24 luglio una lettera da parte dell'avvocato dell'ufficio legale dell'ateneo in questione, la quale merita di essere riportata tanto appare il livello di surrealismo e insensatezza della stessa:


"Gentilissimo, a riscontro della sua nota dello scorso 5 luglio relativa alla richiesta di esecuzione della sentenza di cui in oggetto nei termini di riedizione dell’intera procedura ex novo, lo scrivente Ateneo osserva quanto di seguito.

La sua richiesta trae spunto dalla sentenza di appello resa dal Consiglio di Stato ove il Consesso dispone, al paragrafo 9, che “la sentenza impugnata viene integralmente confermata”.

E in effetti di primo acchito, comprendendo il suo punto di vista, sembrerebbe – decontestualizzando la proposizione – che tale sia il dictum dei giudici amministrativi.

Tuttavia, esaminando integralmente la pronuncia in parola, emergono dal testo

ulteriori elementi che, AD AVVISO DI CHI SCRIVE, comporterebbero (...)

Se ne arguisce quindi che il Consiglio di Stato ritiene che il Politecnico debba

procedere alla riedizione della sua valutazione in sede preliminare ove, in caso di suo passaggio alla fase successiva – come si legge sempre nella sentenza de qua – “l’amministrazione dovrà rivalutare la posizione dell’appellante in comparazione con gli altri due, allo stato, vincitori”.

Duole pertanto comunicarLe che la sua richiesta di dare esecuzione alla sentenza del TAR Lombardia, per le ragioni sopra esposte, non può essere accolta."


Ora, in questo incredibile caso esistono due sentenze sul concorso, una del Tar Lombardia e una del Consiglio di Stato, le quali parlano di annullamento della procedura valutativa originaria e sua rinnovazione, che DEVONO OBBLIGATORIAMENTE essere eseguite e rispettate dall'ateneo, se è vero che viviamo ancora in uno "stato di diritto". In alcun modo un ufficio legale di un ateneo, ovvero una Pubblica Amministrazione, in un atto pubblico (la lettera che alleghiamo) può scrivere "ad avviso di chi scrive la sua richiesta di dare esecuzione alla sentenza non può essere accolta".

Tale sentenza del Tar, passata in giudicato (vista la conferma del CdS), è immediatamente esecutiva: il collega Bulleri non chiede niente di diverso da quanto stabiliscono le norme comunemente in uso nella vigente giurisprudenza dello Stato italiano.

La risposta del Politecnico di Milano appare il primo unico caso in

cui un’istituzione pubblica di importanza internazionale dichiara formalmente in un documentato ufficiale di non voler ottemperare alle disposizioni di una sentenza del giustizia amministrativa. Vi sono stati, in un recente passato, atenei che non hanno dato esecuzione a sentenze, ma addirittura anticiparlo e scriverlo a chiare lettere in un documento formale appare incredibile e gravissimo.

Va ricordato, a questo proposito, che con l’annullamento della procedura originaria, la sentenza del Tar Lombardia prescrive COMUNQUE la rinnovazione della procedura valutativa: compresa la fase di valutazione

preliminare e la sentenza del del Consiglio di Stato - al di là di ogni ragionevole dubbio – dichiara esplicitamente: «In definitiva, per le ragioni sin qui esposte, la sentenza impugnata viene integralmente confermata».

Integralmente confermata ha un solo e univoco significato: annullamento e rinnovazione della procedura e annullamento degli atti connessi, ovvero anche dei due contratti stipulati illegittimamente (peraltro i contratti stessi prevedevano esplicitamente come causa risolutiva "l’annullamento della

procedura di reclutamento").

D'altronde, tale punto non è stato MAI impugnato, né messo in discussione dall'ateneo, per cui appare del tutto infondato invocarne l’illegittimità a distanza di due anni dal pronunciamento (peraltro senza addurre nel merito alcuna motivazione).

Nel rispetto della sua reputazione e credibilità, il Politecnico di Milano non può rifiutarsi di eseguire una sentenza passata in giudicato, ritenendola incongrua sulla scorta della convinzione personale di un rappresentante di un ufficio legale.

La vigente giurisprudenza non permette di arrogare alla Pubblica amministrazione - come accade per il cittadino comune - alcun diritto di scelta, distinguendo fra le sentenze da ottemperare e le leggi da trascurare ed eludere.

A questo punto rimangono da fare alcune riflessioni e porre alcune domande più generali.

Se è vero che per molti atenei non esiste lo stato di diritto, allora non sarebbe più giusto sbaraccare e chiudere i tribunali amministrativi (Tar e CdS)? In realtà, questo vale non solo per gli atenei, purtroppo. Anche il Miur (nell'era del direttore generale Livon) ha emanato - come abbiamo più volte scritto sul nostro sito - note ministeriali in aperto contrasto con le sentenze della Giustizia amministrativa.

Viene da chiedersi, sinceramente, per quale ragione i cittadini e le famiglie degli studenti iscritti all'università dovrebbero continuare a credere nello "stato di diritto" visto che le istituzioni dello Stato puntualmente fanno carta straccia delle sentenze della magistratura. Per quale ragione un candidato ingiustamente penalizzato al concorso universitario pubblico, e con tutte le ragioni documentate di questo mondo, dovrebbe intentare una causa, fare un contenzioso, contro la Pubblica Amministrazione quando poi, nonostante le stesse sentenze definitive che ne sconfessano l'operato, le istituzioni si esprimono in maniera tale da rendere vano il giudizio dei tribunali?

Il nostro è l'ennesimo accorato appello: lo rivolgiamo al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro del Miur Bussetti e al Ministro della Giustizia (a questo proposito ci appare incredibile che delle sentenze dei tribunali vengano usate come carta igienica dagli atenei italiani: lui in qualità di rappresentante delle istituzioni che si occupa di Giustizia, cosa ha da dire se dei tribunali dello Stato vengono trattati in questa maniera?). Intervenite! e fatelo in fretta, per ridare senso ai concorsi pubblici e per ridare fiducia ai candidati e ai cittadini che vi partecipano, ma più in generale a tutti coloro che guardano all'Università come ciò che dovrebbe essere, ovvero la fucina dove si creano idee, si foggiano menti, ingegni e si forma la classe dirigente di uno Stato. Non è certo con queste irregolari modalità di reclutamento e con questi concorsi pilotati che si potranno ricostruire le basi per il futuro del nostro Paese.


Leggi la lettera inviata dal Politecnico di Milano al Dott. Bulleri il 24 luglio 2019



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