Gli investigatori avrebbero rilevato presunte irregolarità nella certificazione delle ore di docenza da parte di alcuni professori, tutti docenti dello stesso dipartimento della facoltà di Medicina. Per ora si procede contro ignoti. Lo scrivono alcuni articoli pubblicati tra il 28 e il 30 luglio sui quotidiani fiorentini.
Nuovo filone nelle indagini coordinate dalla procura di Firenze su presunte turbative nella programmazione dei concorsi per professori e ricercatori alla facoltà di Medicina a Firenze. Si tratterebbe - scrive il "Corriere fiorentino" - secondo quanto appreso di uno stralcio dell’inchiesta principale, nel quale si ipotizzerebbero i reati di falso e truffa. Gli investigatori avrebbero rilevato presunte irregolarità nella certificazione delle ore di docenza da parte di alcuni professori, tutti docenti dello stesso dipartimento della facoltà di medicina, che si sarebbero accreditati più ore di insegnamento di quelle svolte per poter soddisfare i criteri stabiliti dall’Ateneo e accedere quindi a scatti di carriera e ai relativi aumenti di stipendio. Oltre dieci, secondo quanto appreso, le posizioni al vaglio della guardia di finanza: al momento comunque il fascicolo, affidato al pm Massimo Bonfiglio, sarebbe a carico di ignoti. Le ore di docenza certificate sarebbero state in alcuni casi superiori a quelle effettivamente disponibili nei programmi di insegnamento.
Sempre in base a quanto emerso, le indagini sarebbero scattate a seguito di alcune conversazioni intercettate nell’ambito del filone principale dell’inchiesta. Se le accuse saranno confermate, il caso sarà segnalato anche alla procura regionale della Corte dei Conti, relativamente al danno erariale causato dagli aumenti di stipendio conseguenti a scatti di carriera basati su false certificazioni di docenza.
L'indagine della guardia di finanza, coordinata dal pm Massimo Bonfiglio - come ricorda "Repubblica (ed. Firenze)" - è uno stralcio dell'inchiesta principale avviata nel 2017, in cui si ipotizzano turbative nella programmazione dei concorsi a professore e ricercatore. Stessa origine aveva avuto anche l'inchiesta esplosa a fine giugno, con una raffica di perquisizioni, sul concorso ad associato di cardiochirurgia: secondo le accuse, un gruppo di baroni avrebbe fatto pressioni (senza successo) su un altro cardiochirurgo per favorire il “proprio” candidato.
Secondo l’ipotesi accusatoria - aggiunge "La Nazione" - raggiungere il cumulo di ore di lezione che ogni prof si autocertifica sarebbe didatticamente impossibile. Il contratto prevede infatti che un docente a tempo pieno effettui non meno di 350 ore all’anno, e di queste almeno 96/120 di «didattica frontale», ovvero una lezione nel senso più canonico del termine: il prof dietro la cattedra e gli studenti davanti a lui. E in una facoltà come quella di medicina, questo ’format’, diversamente da altre discipline, è il più raro, visto che spesso studenti e specializzandi assistono a lezioni «sul campo».
Ma per i professori, l’effettivo svolgimento dell’attività didattica è anche un punto fondamentale per promozioni e avanzamenti di carriera. Chi ha una valutazione negativa, rischia di restare fuori dagli organi di valutazione dei progetti di ricerca, dalle commissioni di abilitazione e pure di non incrementare il reddito. Per questo, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato chi avrebbe certificato il falso, «rischiando» di incappare nella giustizia.
Leggi l'articolo su "Corriere fiorentino" del 29 luglio 2019
Leggi l'articolo su "Repubblica (ed. Firenze)" del
Leggi l'articolo su "La Nazione" del 30 luglio 2019
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