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Coronavirus e Malauniversità, l’intervista alla virologa Gismondo: "So come è questo mondo"

Come ben sapete "Trasparenza e Merito" sostiene, da sempre, che il reclutamento truccato in atto in gran parte degli atenei italiani non sia solo un danno incalcolabile alla qualità scientifica della ricerca perché seleziona personale docente sulla base di criteri non trasparenti/meritocratici e fondati su clientele, amicizie e raccomandazioni, ma abbia una ricaduta enorme abbassando il livello di qualità della vita di tutti i cittadini, nessuno escluso.

La dimostrazione evidente ci è fornita, se non fossero bastati gli esempi e i comunicati già fatti in passato dall'Associazione, proprio in un momento particolare di emergenza nazionale a seguito della diffusione anche in Italia del Coronavirus, dall’intervista rilasciata a “Repubblica” dalla virologa e direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia, diagnostica bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, uno dei massimi centri nazionali in materia, la professoressa Maria Rita Gismondo. Sentite come risponde alle domande della giornalista. L'articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2020 e si intitola "Coronavirus, la virologa Gismondo e le notti in laboratorio: "Ma non siamo in guerra"


"Lei dove si è laureata?

"A Catania. Me ne sono andata perché non condividevo il modo di gestire la ricerca e i ricercatori".

Lei è associato di Microbiologia.

"Sì, ho fatto due volte il concorso per ordinario, una volta mi hanno detto che i miei lavori scientifici non avevano respiro internazionale. La seconda che avevano troppo respiro internazionale. Ma i giudizi delle commissioni sono insindacabili, e ho deciso di accettare. Però una volta ne ho fatto annullare uno a Palermo".

Ci racconti, allora.

"Sono stata bocciata con 25 pubblicazioni legalmente valide. Aveva vinto uno con quattro".

E come è finita?

"Concorso annullato. Ma la volta dopo ha rivinto la stessa persona".

Un bell'ambiente.

"Eh sì. Infatti più volte ho avuto voglia di andare via dall'Italia, anche di recente. Sono rimasta per non dimenticarmi di essere anche una mamma. E poi ho i miei giovani: borsisti, ricercatori, specializzandi.

Nella mia carriera ne ho avuti un'ottantina".

E che carriera hanno fatto.

"La maggior parte li ho aiutati ad andare all'estero. Londra, Commissione Europea, uffici della Nato... Quando un ragazzo mi chiede di frequentare, ho il cuore frantumato. Vorrei che si appassionasse alla ricerca, ma so com'è questo mondo."


Ebbene, non c'è bisogno di aggiungere altro.

Se non che la lotta al baronato universitario e la battaglia per rendere i concorsi all’università più legali e trasparenti dovrebbe essere portata avanti non solo dagli addetti ai lavori all’università, quei pochi coraggiosi che come i membri e gli iscritti di Tra-Me hanno avuto la forza finora di contrapporsi al sistema di reclutamento deviato e pilotato, denunciando giudiziariamente e mediaticamente all’opinione pubblica, ma anche da tutti i cittadini onesti, probi e giusti, dalle famiglie e dagli studenti, perché il problema della “mala università”, proprio come quello della diffusione del virus, ha un impatto devastante nella vita quotidiana di ognuno.

Vale per l’ambito della medicina e della sanità dove è messa a rischio la vita dei cittadini ma vale anche per tutti gli altri settori scientifico-disciplinari, pensate al diritto e alla giustizia, quindi agli errori giudiziari, pensate alle scienze economiche, quindi alle previsioni totalmente errate, pensate alla progettazione urbana e all’ingegneria, quindi al ponte che cade, pensate alla biologia, chimica e industria agro-alimentare, con ricadute sulla salute di ognuno. E gli esempi si potrebbero moltiplicare.

E’ importante in questo momento difficile per il paese far sentire la propria voce e unirsi per ribaltare una volta per sempre questi meccanismi clientelari e di gestione personale e familistica dell’istituzione universitaria.

L’attività di "Trasparenza e Merito" va avanti con sempre maggiore forza di contrasto agli episodi incresciosi di "malauniversità", e voi amici cosa aspettate ad appoggiarci e ad unirvi a noi?


Leggi l'articolo e l'intervista integrale su "Repubblica" del 26 febbraio 2020



1 Comment


archeozoowilkens
Feb 27, 2020

Non è più questione di baronato universitario, quella è storia vecchia e in fondo meno grave. Adesso è questione di rapporti con i politici. Non dico niente ma guardate i nomi e le parentele.

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