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Fatto quotidiano: Uni Verona, la nomina per prof. associato di Letteratura Francese ancora bloccata

Ne avevamo già parlato giorni fa. E' il caso del ricorso vinto da Riccardo Benedettini, collega iscritto a "Trasparenza e merito", nei confronti dell'ateneo di Verona, con trasmissione nella sentenza amministrativa degli atti in Procura per i reati penali da accertare. Oggi è uscito sul "Fatto quotidiano" un articolo dal titolo Verona, dipartimento annulla la cattedra perché vince il candidato “sbagliato”. Tar gli dà ragione, ma nomina resta bloccata.

Al concorso indetto dall'ateneo per un posto da associato in Letteratura francese si sono presentati due candidati: una ricercatrice interna e un esterno (Benedettini). Per la commissione vince lui, ma il consiglio - con voto segreto - boccia la sua chiamata. Non solo: annulla anche il posto. Il vincitore si rivolge al tribunale che gli dà ragione, ma nessuno gli ha ancora consegnato la sua cattedra.

A Verona una cattedra in letteratura francese - scrive il giornalista - diventa il simbolo di come a volte funziona (o meglio, non funziona) l’università italiana. Il dipartimento preferisce rinunciare al posto che aveva appena messo a bando piuttosto che assumere il candidato “sbagliato”. Ma questo strano “harakiri” accademico rischia di costare caro: l’amministrazione è stata condannata dal Tar per “acclarata illegittimità” e i giudici hanno anche deciso di girare le carte alla procura per le “valutazioni di competenza”.

Non è chiaro - continua il "Fatto quotidiano" - se l’avversione nei confronti del vincitore fosse dovuta a una questione personale o tecnica, visto che la chiamata di un esterno costa più in termini di “punti organico” (0,70 contro i 0,20 per stabilizzare un interno). Il dipartimento ha facoltà di non procedere alla chiamata del candidato indicato dalla commissione, a patto però di motivare la sua scelta. In questo caso, invece, l’impressione è che abbia preferito rinunciare al posto, piuttosto che assumere il candidato “sbagliato”. Il sospetto dev’essere venuto pure al diretto interessato, che ha fatto ricorso prima contro la mancata chiamata, poi contro l’annullamento della cattedra. E il tribunale gli ha dato ragione.

Adesso che succede? Secondo la sentenza dello scorso marzo, l’amministrazione deve “rinnovare il procedimento”. La nomina però non si è ancora sbloccata. La settimana scorsa il consiglio ha ridiscusso nuovamente la questione senza prendere provvedimenti definitivi. “La situazione è serena, credo possa risolversi entro fine giugno”, spiega al giornalista la nuova direttrice del dipartimento che ha ereditato la grana. “L’amministrazione ottempererà alla sentenza”. Come, però, non lo dice: la soluzione dovrebbe essere la chiamata di Benedettini, ma per qualcuno rispettare la sentenza potrebbe anche voler dire procedere all’annullamento del posto nel modo corretto (visto che pure su questo provvedimento sono stati avanzati dei vizi formali). I giudici si sono già espressi, presto potrebbe attivarsi la procura. Intanto il professore in pectore aspetta ancora giustizia. Cioè solo la sua cattedra in letteratura francese.

Purtroppo, aggiungiamo noi di "Trasparenza e merito" che questi casi li segnaliamo da tempo, atenei e ministero si dimostrano assolutamente sordi e refrattari a qualsiasi azione che vada nella direzione di concorsi pubblici trasparenti, fondati sul merito e non predeterminati e pilotati come sono ad oggi la quasi totalità delle procedure concorsuali dell'università italiana. Vista la sordità e il silenzio delle istituzioni (per non parlare del muro di complicità e contrapposizione da parte degli atenei e dei rettori), non rimane che proseguire la via dei ricorsi a pioggia e delle denunce penali in modo da piegare, fino alla resa completa, un sistema clientelare come quello accademico che usa concorsi pubblici per fare interessi personali di pochi, sistemando amici e parenti.


Leggi l'articolo integrale sul Fatto quotidiano del 30 maggio 2019




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