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Mi manda Raitre: "Cattedropoli all'Università, corruzione e linguaggi mafiosi"

Di Cattedropoli all'università, corruzione e linguaggi mafiosi si è parlato oggi, domenica 13 novembre 2022, nella puntata della trasmissione "Mi Manda Raitre" andata in onda alle ore 9 sulla Rai e condotta da Federico Ruffo (che ringraziamo per lo spazio concesso).

Nel servizio che parla dei concorsi truccati a medicina e della "abilitazione scientifica nazionale" predeterminata nel settore di diritto tributario (su entrambi ci sono due processi giudiziari in corso di svolgimento), vicende che hanno visto protagonista, in negativo, l'Università di Firenze, sono stati intervistate due delle vittime, il prof. Pasquale Gallina (neurochirurgo all'Università di Firenze) e Philip Laroma Jezzi (docente di diritto tributario all'Università di Firenze). In studio a commentare i fatti, in collegamento, Giambattista Scirè, storico, autore di Mala università e amministratore di Trasparenza e Merito, e Ignazio Marino (professor of Surgery alla Jefferson University negli Stati Uniti).

Chi studia e si occupa di corruzione e il clientelismo in Italia, di solito, tende a concentrarsi sul mondo politico in senso stretto, cioè sui legami tra politica istituzionale e criminalità organizzata classica. La corruzione, invece, andrebbe intesa in senso più ampio, come una mentalità e come una pratica egemonica quotidiana nella vita della società e nello Stato. In realtà, infatti, come qualcuno, ha già messo in evidenza, proprio attraverso le pratiche della corruzione, soprattutto da quando si sono intrecciate iniziative e profitti nei settori degli appalti pubblici e dei concorsi, con i tipici comportamenti degenerativi del sistema politico italiano, la criminalità organizzata non è più esterna o antitetica ma sta ben dentro lo Stato, dentro la società, dentro l'economia.

Per questa ragione crediamo che si possa comprendere meglio la corruzione complessiva della vita pubblica italiana studiando la corruzione e il clientelismo, in particolare, nel mondo accademico, cioè in una fetta particolare e specifica della società e della pubblica amministrazione, soprattutto alla luce delle molte inchieste delle Procure d’Italia, delle sentenze dei tribunali amministrativi e contabili, e dei dati in possesso di “Trasparenza e Merito”, trasmessi in agosto alla Commissione parlamentare anti-mafia in una Relazione sulla carenza di trasparenza e legalità nelle università italiane.

Raramente si può acquisire potere senza istruzione. Pertanto, potere accademico significa anche potere politico. Non a caso i rapporti di forza e di potere, ma anche il ruolo e la responsabilità dei singoli dentro la maggior parte degli atenei italiani, sono frutto di un'azione di trattativa e compromesso politico piuttosto che di competenze scientifiche. Quando l'alta istruzione è messa a servizio non del bene, cioè dell'interesse pubblico, ovvero la crescita degli studenti e della collettività, ma del male, cioè dell'interesse privato, personale o di una lobby, allora essa può diventare un esempio devastante. Se una istituzione come quella universitaria fornisce, come si è visto recentemente, esempi assolutamente immorali, diseducativi, carenti sul piano dell’etica pubblica, in alcuni casi totalmente illeciti e illegali, in quantità industriale (come testimoniano le inchieste giudiziarie e giornalistiche); se una istituzione universitaria evita di condannare apertamente questi comportamenti, ad esempio non costituendosi come parte civile ai processi che vedono imputati decine e decine (anzi centinaia se consideriamo l'ambito nazionale) di docenti universitari, essa dimostra di non contrastare ma anzi di educare alla cultura mafiosa, anche attraverso quei linguaggi e quei metodi che procure e tribunali hanno definito, rispettivamente, “codice sommerso di comportamenti fondati sulla cultura della forza e del ricatto tipico delle associazioni para-mafiose” e “pervasiva e consolidata mala gestio che ha finito per essere ormai socialmente tollerata quale ineludibile corollario della vita accademica”.

In un contesto come quello italiano, dove le organizzazioni criminali e mafiose assumono sempre più profili organizzativi flessibili, "alti", spesso a “rete”, con intrecci nel settore pubblico e privato, e con modalità che prediligono piuttosto che l'intimidazione violenta la collusione e la complicità con attori istituzionali e soggetti incensurati (politici, funzionari, professionisti, imprenditori, personale amministrativo), cioè la "mafia dei colletti bianchi", le università, esattamente come la sanità, rappresentano ambienti molto appetibili, soprattutto visti gli ingenti fondi del PNRR sotto forma di progetti, appalti, servizi e concorsi, attraverso appunto la corruzione. Ecco perché la corruzione accademica rappresenta una forte calamita lungo tutto il territorio nazionale.

Aggiungiamo che - potrebbe sembrare paradossale ma non lo è affatto - non sono tanto le mafie e i gruppi criminali a causare la crescita e l'aumento del tasso di corruzione nel nostro paese, ma è la corruzione insita nella società e nella pubblica amministrazione a vari livelli, dunque nella sanità e anche nell’università, al contrario, ad essere un elemento facilitatore dei loro interessi.

L’università è un luogo pubblico che andrebbe monitorato e osservato in modo attento e minuzioso, proprio perché l'alto blasone dell'istituzione e la presunta insospettabilità dei docenti e ricercatori universitari che ne fanno parte, dotati di un “pedigree” culturale, scientifico e intellettuale, lo rendono un terreno agile e facilmente battibile da soggetti opachi, poco trasparenti, spesso criminali.


Su questi temi, di recente, è uscito un saggio dal titolo Dalla scuola all’università. Doveri di trasparenza ed educazione morale, contenuto nel volume curato da Massimo Arcangeli “Saper essere, saper fare, saper pensare. Un manifesto per la scuola del futuro”.

A breve, inoltre, uscirà il testo integrale (con gli omissis) della Relazione sulle università per l'antimafia, che sarà pubblicato nella rivista scientifica di filosofia, storia e cultura, “Il Protagora”.

A seguire è prevista la pubblicazione del saggio di Scirè dal titolo Historia y crónica de un fracaso: el reclutamiento universitario en Italia entre cooptación, falta de integridad académica y propuesta de cambio nella rivista scientifica “Revista Estudios Jurídicos”, una importante rassegna di alti studi giuridici edita dall’Università di Jaen in Spagna, in modo da dare un profilo internazionale all'argomento.

Buona lettura e buona visione.


Guarda il video della parte intitolata Cattedropoli nella puntata di Mi manda Raitre del 13 novembre 2022

Guarda la parte su Cattedropoli dal min. 46.40 fino alla fine



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