Riportiamo per intero l'articolo di "Sud Press"del 25 maggio 2020.
Buona lettura!
"La vicenda la approfondiremo martedì 26 alle 18.30 nella puntata di SudTalk che avrà come ospite il ricercatore Giambattista Scirè, persona offesa di questa incredibile, orribile storia di violenza, tracotanza, spregio di ogni regola del diritto e di rispetto della persona. Intanto la notizia più attuale è la decisione del Giudice per le indagini preliminari Marina Rizza che ha respinto la richiesta di archiviazione ordinando l’imputazione coatta per abuso d’ufficio a carico dell’Avvocato Capo dell’Università di Catania Vincenzo Reina…Molto pesante anche la valutazione sull’operato della Prima Sezione del TAR di Catania…
Già i tempi di questa storia allucinante lasciano attoniti: le condotte illecite in danno del dr. Scirè, per come già acclarato da sentenze penali e amministrative, cominciano il 19 dicembre 2011 ed a distanza di quasi 10 anni non si riesce ad ottenere giustizia: è una vergogna!
E Giambattista Scirè è solo una delle decine, forse centinaia di vittime del “Sistema UniCT” per come emerge dagli atti dell’inchiesta “Università Bandita” i cui esiti, occorre dirlo, tardano ad arrivare consentendo, ancora oggi, il perpetuarsi di metodi di gestione che lasciano più che perplessi.
Avremo modo di discuterne in diretta a SudTalk questo martedì in cui parleremo anche del libro giallo scritto e appena pubblicato da Giambattista Scirè, sarà una prima puntata dedicata live alle tante, troppe inchieste giornalistiche dedicate dalla nostra testata all’Università di Catania e sulle quali non è tollerabile che le risposte non arrivino.
Intanto veniamo alla notizia più attuale: l’imputazione coatta dell’Avvocato Capo dell’Università di Catania Vincenzo Reina per abuso d’ufficio, la pena prevista dall’art.323 del codice penale arriva sino a 4 anni di reclusione, salvo aggravanti.
Il decreto con cui il GIP Marina Rizza respinge la richiesta di archiviazione da parte del PM e gli ordina di procedere all’imputazione coatta dell’avv. Reina è del 6 aprile e viene notificata alle parti alla fine della scorsa settimana.
In 7 pagine il giudice ripercorre per sommi capi la brutta vicenda, dando conto dei vari atti che hanno sempre dato ragione al ricercatore Scirè, senza mai concludersi con la soddisfazione concreta delle sue ragioni.
Su questo concorso contestato da Scirè vi è già un giudizio del Tribunale penale di Catania, sez. III, (n. 2241/2019), che ha condannato in concorso i tre componenti della commissione giudicatrice della selezione pubblica per abuso d’ufficio, alla pena di un anno di reclusione ciascuno, all’interdizione dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese sempre per anni uno, al risarcimento dei danni morali e materiali da me subiti, da liquidarsi in sede civile (e richiesti nella mia costituzione di parte civile, nella misura non inferiore ad € 280.000,00) ed alle spese processuali.
Nella sentenza si legge: “In conclusione, la Commissione ha adottato una decisione che in violazione della normativa di settore, si fonda anche su valutazioni contrarie al buon senso. In diritto, ai sensi dell’art. 97 Cost., quella decisione si risolve in violazione del principio di buon andamento e di imparzialità dell’esercizio della pubblica funzione, disattendendo gli scopi definitori delle declaratorie, adottando una decisione inappropriata, affidando l’insegnamento di Storia Contemporanea ad un architetto, privando un settore di studenti della opportunità di un percorso formativo conforme al settore scientifico disciplinare di riferimento, offrendo loro, inopinatamente, un insegnamento da un angolo prospettico privo di metodo storico, amputando le aspettative di chi, frequentando il corso di Storia Contemporanea, non avrebbe potuto attingere a quel metodo. In tale gratuito e non condivisibile progetto i tre imputati hanno arrecato un danno economicamente risarcibile al Dott. Giambattista Scirè, ipotecandone il futuro, obliterandone l’entusiasmo, rallentandone il cammino professionale.”
Ma nonostante l’accertamento penale della condotta illecita dell’Università di Catania, Scirè continua a non ottenere quanto gli spetta e gli atteggiamenti dilatori o ostruzionistici si moltiplicano: il muro è di gomma. Appiciccosa.
Chiunque si sarebbe stancato, sfiancato, avvilito: Scirè non ha desistito.
Ha fondato un’associazione nazionale, Trasparenza e Merito, che conta centinaia di iscritti, molti dei quali vittime di analoghe vessazioni baronali, scrive al Presidente della repubblica, che gli risponde incoraggiandolo, e prosegue la sua battaglia giudiziaria.
Nel decreto di rinvio a giudizio il giudice chiarisce come l’azione svolta dall’avvocato capo di Unict Vincenzo Reina “si colloca strumentalmente nel filone ostruzionistico percorso dall’Università in danno dello Scirè…”
Non meno dura, e molto significativa, la valutazione del GIP sulla sentenza 1726/2018 della Prima Sezione del TAR di Catania che, contrariamente ad altre sentenze amministrative, ha contribuito a sostenere il citato “filone ostruzionistico” in danno di Scirè.
La sentenza pesantemente contestata dal GIP Rizza viene decisa nella camera di consiglio della Prima Sezione del TAR di Catania il 19 luglio 2018, Presidente Pancrazio Maria Savasta, Consigliere Estensore Maria Stella Boscarino, Primo Referendario Giuseppina Alessandra Sidoti.
Il GIP infatti rileva che “contrariamente a quanto affermato dalla Prima Sezione del TAR di Catania nella suindicata sentenza, la nota prot.7373 del 19.1.2018, redatta e sottoscritta dall’avv. Reina, presenta natura di provvedimento e non già di mero parere, in considerazione del suo contenuto sostanzialmente decisorio.”
E argomenta: “contrariamente ancora una volta a quanto affermato dalla summezionata pronunzia (della Prima Sezione TAR Catania, ndr), il travagliato iter procedimentale sopra sinteticamente descritto, caratterizzato dal ripetuto, tacito rifiuto dell’Università di “sanare” il vizio originario da cui era affetta ab initio la mancata stipula del contratto di ricercatore a tempo determinato con lo Scirè, pur a fronte di una pronunzia del TAR, ha di fatto impedito allo Scirè non soltanto di esercitare tempestivamente la sua facoltà di prorogre per un ulteriore biennio il detto contratto, ma anche di poter tempestivamente sollecitare la struttura didattica ad adempiere, essendo stato il lungo lasso di tempo nelle more intercorso determinato proprio e solo dall’ostinato e pervicace diniego dell’Ateneo di omologarsi al decisum del Giudice Amministrativo, frattanto divenuto definitivo.”
Il GIP smonta ulteriormente anche su un altro punto essenziale la sentenza della Prima Sezione del TAR che, si legge nel decreto, “non coglie nel segno neppure allorquando ha incentrato la sua decisione di rigetto (dell’istanza di Scirè, ndr) sull’asserita assenza di un “diritto” alla proroga…” e ne spiega dettagliatamente i motivi.
A noi pare opportuno ricordare che la Prima Sezione del TAR di Catania è la stessa che ha dichiarato valide le travagliate elezioni agostane indette dal Decano Vincenzo Di Cataldo di cui molto ci siamo occupati.
Giambattista Scirè, letteralmente massacrato, continua una battaglia che non è solo sua ma dei tanti, troppi che abbiamo conosciuto e di cui abbiamo letto e scritto in questi anni: ha scritto un libro giallo con qualche accenno autobiografico, “Il Virus della Paura”.
Ne parleremo con lui, del libro e di tutto il resto, nella prossima puntata di SudTalk martedì 26 maggio alle 18.30.
Sarà solo la prima puntata dedicata all’Università di Catania: forse in video sarà più efficace spiegare alcune cose.
Ricominciamo quindi le nostre live parlando di un altro virus, che sembra difficile da debellare. Quello della“Malauniversità”. Ne parleremo proprio con la persona offesa in questo processo penale,
Giambattista Scirè, che “è solo una delle decine, forse centinaia di vittime del “Sistema UniCT” per come emerge dagli atti dell’inchiesta “Università Bandita” i cui esiti, occorre dirlo, tardano ad arrivare consentendo, ancora oggi, il perpetuarsi di metodi di gestione che lasciano più che perplessi.” Con lui dialogheremo in diretta e parleremo anche del libro giallo scritto e appena pubblicato “Il virus della paura”. Sarà la prima puntata live dedicata alle tante, troppe inchieste giornalistiche che la nostra testata ha dedicato all’Università di Catania e sulle quali non è tollerabile che le risposte ancora non arrivino. Martedì 26 maggio alle 18.30 live sul canale YouTube e pagina Facebook di SudPress, successivamente in versione solo audio anche su Spotify e tutte le altre piattaforme podcast.
P.S.
AVVERTENZA PER PM, GIP E GIUDICI (nel caso di denuncia per diffamazione questo inciso fa parte integrante dell’articolo): questo, come tutti gli altri dedicati a vicende dell’Università di Catania, è indispensabile, a fini di giustizia, valutarlo in relazione a tutti gli altri pubblicati, (alcuni elencati in via non esaustiva in calce e compresi quelli che saranno pubblicati prossimamente), in quanto fa parte di un’unica organica attività d’inchiesta giornalistica orientata alla funzione di pubblica utilità di raccontare le dinamiche del potere locale, i metodi di gestione di enti pubblici e l’utilizzo di pubbliche risorse. Di conseguenza toni e contenuti sono direttamente correlati alla successione narrativa."
Leggi l'articolo integrale di "SudPress" del 25 maggio 2020
Leggi l'articolo su "La Sicilia" del 25 maggio 2020
Leggi la locandina dell'evento "Il virus della malauniversità" del 26 maggio 2020
Sull'argomento si veda anche:
Leggi l'articolo su "Catania Today", 26 maggio 2020
Guarda l'intervista su "Catania Today", 26 maggio 2020
Leggi l'articolo su "La Sicilia", 25 maggio 2020
Leggi l'articolo su "La Gazzetta del Sud", 26 maggio 2020
Leggi l'articolo su "La Sicilia", 26 maggio 2020
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