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Uni Milano, quando l'Università diventa far west:da autonomia commissione a decisionismo del rettore

Siamo giunti ormai alla resa dei conti, al cortocircuito del sistema di reclutamento universitario. Le leggi e le regole vengono interpretate a seconda della convenienza di tizio o di caio, sulla scorta dei contatti che ognuno dei candidati ha o non ha con chi detiene il potere nel mondo accademico, a livello di dipartimento, a livello di rettori, a livello di "presunte" società scientifiche.

Di fronte a situazioni come questa, ma come tante altre che abbiamo segnalato, giornalmente, sul nostro sito, ci rivolgiamo al Miur chiedendo quanto prima una rapida ed immediata azione di riforma e di revisione dell'attuale meccanismo di reclutamento in vigore negli atenei italiani, per cui si può passare, a seconda del bisogno e della convenienza, dalla discrezionalità estrema o meglio l'arbitrio assoluto del giudizio delle commissioni di concorso, alla totale autonomia da parte del dipartimento che bandisce un concorso e che può annullarlo, dall'oggi al domani, senza addirittura motivarne le ragioni, se non vince il candidato predestinato, al decisionismo del rettore che può stabilire di annullare gli atti di un concorso, e fin qui se ci sono gli elementi formali non c'è nulla di male, ma addirittura non di annullarlo formalmente, ma semplicemente di far fare una consulenza ad un "collegio di verifica" e nominare una commissione ex novo , con docenti che non hanno nulla a che fare con il settore messo a bando. Se non fosse successo realmente, sembrerebbe uno scherzo, ma non lo è.

Proprio così, succede anche questo nell'Università italiana.

In data 14 giugno, il presidente della Sise (Società italiana degli storici economici), ha inviato una lettera al Miur (Ministro Bussetti) e al Cun (Presidente Vicino), per informarli del suo "profondo sconcerto" e "viva preoccupazione" per quanto accaduto in occasione della procedura di concorso indetta nel 2018 dall'Università statale di Milano per la copertura di un posto di professore associato di Storia economica, settore scientifico disciplinare SECS-P/12).

Si può leggere nella lettera: "A seguito della valutazione unanime, espressa dalla commissione giudicatrice nominata dal rettore il 3 ottobre 2018, e sulla base di una segnalazione di presunti profili di illegittimità, lo stesso rettore nominava un "collegio di verifica con funzioni consultive", previsto dalla legge, che, senza rilevare alcun vizio procedurale o arbitrarietà valutativa, produceva una nuova graduatoria, sulla scorta di una "diversa valutazione" delle pubblicazioni presentate. Di conseguenza, il rettore , con decreto del 20 maggio 2019, decideva di non approvare gli atti concorsuali e disponeva la decadenza della commissione giudicatrice, nonostante le puntuali risposte da questa fornite alle osservazioni del Collegio di verifica".

A questo punto subentra la parte più surreale di questa vicenda. Non entriamo nel merito della questione - lo faranno i giudici amministrativi e la giustizia penale qualora, come auspichiamo, qualcuno dei candidati faccia un ricorso al Tar o depositi un esposto in procura - ma facciamo notare che, come si può leggere pubblicato il 22 giugno 2019 sul "Corriere della Sera" (ed. Milano) dal titolo "Tar e veleni. Lite in Statale sulla cattedra di Storia", "i tre membri di quel Collegio sono di settori concorsuali e scientifici disciplinari diversi e sono anche in pensione".

Prosegue infatti il testo della lettera della Sise che denuncia "l'incomprensibile e inaccettabile incongruità scientifica e accademica del Collegio di verifica, composto da tre professori in quiescienza, di altro settore concorsuale (11/A2 - Storia moderna) e altro SSD (M-Sto/02 - Storia moderna), nemmeno affine e di altra area Cun".

La polemica che è scaturita tra alcuni membri del settore scientifico del concorso messo a bando e il rettore dell'ateneo di Milano, il prof. Elio Franzini, ha del surreale e la dice lunga sullo stato confusionale in cui versa l'Università italiana. E' riportata plasticamene nell'articolo del Corriere: "Abbiamo svolto un lavoro impeccabile aderendo al bando, trasparente e onesto in tutti gli aspetti. Siamo sconcertati - tuona il presidente della Commissione, il docente di Storia economica Andra Leonardi. Replica l'ateneo: "Il Rettore nomina un Collegio composto da esperti di propria fiducia. Possono essere individuati anche professori in pensione: tale condizione favorisce la verifica dell'inesistenza di relazioni personali e professionali con i candidati venendo meno anche l'afferenza allo specifico settore disciplinare. I professori del Collegio si sono distinti per interessi scientifici e di studio di notevole rilevanza, anche nella storia economica." Intanto , il 20 giugno 2019, il rettore ha annullato gli atti "per la sola parte nella quale è stata nominata la commissione giudicatrice, per la procedura in questione, con conseguente inefficacia di tutti gli atti conseguenti redatti dalla stessa commissione".

Di fronte a queste due posizioni viene da chiedere: e adesso, visto che l'Università italiana si trova in queste condizioni, con contrapposizioni insanabili, cosa ha intenzione di fare il Ministero? Come è possibile che non si muova un dito di fronte a situazioni che ridicolizzano una intera istituzione? Il Miur è forse solamente un ente che distribuisce fondi e che politicamente persegue l'interesse dei voti del mondo accademico, ma non fa un solo atto affinché le procedure rispetti la legge, al punto che è costretta sempre a intervenire la magistratura?

Ora, come ben capite, siamo di fronte all'Università del "Far West", gli atenei, i dipartimenti e le commissioni fai da te. Ognuno interpreta, applica, esegue i regolamenti, i bandi di concorso, le procedure di valutazione, l'assegnazione dei punti organico, a seconda della convenienza, dell'opportunità (forse si dovrebbe dire dell'opportunismo) e dello scambio. E mentre accade tutto ciò i candidati penalizzati sono costretti ad estenuanti ricorsi amministrativi e denunce penali che li mettono a rischio della vita professionale e li isolano, in attesa delle sentenze della magistratura, mentre le istituzioni e il Miur sta a guardare alla finestra, anzi molto spesso in alcuni casi, fino ad un recente passato, ha fornito pezze di appoggio agli illeciti e alle irregolarità.

Abbiamo provato ad ottenere maggiori informazioni sulla vicenda ed abbiamo saputo alcune cose. Per esempio che la graduatoria formulata dalla prima commissione, a seguito dell'intervento del Collegio di verifica, avrebbe visto il primo classificato al quarto posto e il quarto classificato (non ammesso al colloqui orale dalla commissione) al primo. Siamo entrati in possesso del verbale del 16 aprile 2019 nel quale la commissione, su richiesta dello stesso rettore, aveva espresso una nuova valutazione formale e di merito, rilevando che da parte del collegio di verifica "i rilievi sono stati resi osservando criteri di valutazione, procedure e modalità diverse rispetto a quelle stabilite dal bando"

Non c'è bisogno di proseguire oltre: se così fosse, si tratta di un fatto gravissimo perché ribaltare l'esito di un concorso, non rispettando le modalità del bando pubblico messo a bando, lasciando in mano ad esperti di un altro settore la valutazione, e soprattutto non rilevando da parte del collegio, almeno a quanto risulta dallo stato attuale dei lavori, salvo comunicazioni o ulteriori indagini, alcuna macroscopica illogicità, irragionevolezza, arbitrarietà o travisamento dei fatti, potrebbe apparire come una vera entrata a gamba tesa da parte del rettore in una procedura pubblica di concorso.

La giustizia amministrativa, ed eventualmente quella penale, farà il suo corso ed è demandata a ristabilire la verità dei fatti, da un punto di vista formale, l'una, nell'individuazione di eventuali reati, l'altra.

Quello che a noi interessa, più in generale, rilevare è che non è possibile lo scaricabarile e il rimpallo delle responsabilità , a tutti i livelli: le commissioni sono fintamente sorteggiate ed agiscono per conto dei dipartimenti; i rettori si chiamano fuori dalla responsabilità diretta quando conviene loro, richiamandosi all'autonomia dei dipartimenti e della discrezionalità del giudizio delle commissioni; il Miur dice che , essendoci l'autonomia degli atenei, prevista per legge, allora non può mai intervenire. Ma poi , puntualmente, a seconda della convenienza e della necessità per favorire tizio o caio, le regole vengono interpretate e piegate , e tutto viene ribaltato: un rettore può esautorare una commissione e nominarne un'altra se l'esito del concorso non è quello voluto, un dipartimento può annullare un posto se ritiene che prima c'era esigenza didattica e poi, improvvisamente, non c'è più, pur avendo stanziato la somma, il budget finanziario per quel posto, un ministero può fornire note di appoggio a richieste da parte di atenei che vanno nella direzione totalmente opposta alle sentenze della giustizia amministrativa su quello stesso argomento.

No, signori, l'Università dovrebbe essere una cosa seria, non il circo equestre che vediamo purtroppo tutti sotto i nostri occhi in questi giorni.


Leggi la lettera della SISE del 14 giugno 2019

Leggi il decreto del rettore di annullamento degli atti della commissione del 20 giugno 2019

Leggi l'articolo cartaceo pubblicato sul "Corriere della Sera" (ed. Milano) del 22 giugno 2019



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